La grande abbazia con il campanile-faro ed il borgo monastico di Pomposa erano situati all’incrocio del tracciato viario delle vie “romee”, che portavano a Roma attraverso i valichi orientali delle Alpi e degli Appennini.

Fu un caposaldo della cultura nella vita non solo dei territori circostanti ma di tutta l’Italia centro-settentrionale, meritandosi l’appellativo di «monasterium princeps», come scriveva Guido, il monaco “inventor musicae”.

Il complesso è articolato in tre nuclei essenziali: la chiesa, preceduta da un elegante atrio e con accanto il campanile, il monastero ed il palazzo della Ragione.

Il nucleo più antico è la basilica di Santa Maria (tardo sec. VIII), ma in una fase precedente sarebbero esistite due piccole chiese. A fianco della basilica sorge, autonoma, la torre campanaria, realizzata nel 1063 dal “magister Deusdedit”.

Del grande monastero rimangono l’aula capitolare, il sovrastante dormitorio ed il refettorio che si affacciano sul cortile, dove restano i pilastri angolari dell’antico chiostro (XII sec.) e, al centro, una vera da pozzo veneziana del XV secolo.

Il palazzo della Ragione (XI sec.), dove gli abati amministravano la giustizia sulle terre di loro giurisdizione, sorge isolato di fronte all’abbazia; fu ricostruito, modificando anche la facciata, nel 1930-31.

Dal 1977 il Museo Pomposiano è allestito nel locale un tempo destinato a dormitorio; l’eterogenea collezione raccoglie materiali della chiesa e parti distrutte del complesso, recuperati nel corso dei numerosi scavi o in seguito a ritrovamenti fortuiti.