Posta a ridosso della sponda sinistra del Po di Volano, Villa Mensa è uno dei superstiti complessi monumentali facenti parte fin dall’origine del patrimonio immobiliare della sede episcopale di Ferrara (da qui, il tradizionale nome «Mensa»).
Costruito probabilmente nel primo decennio del ’300 e pesantemente modificato nel corso del Sei e Settecento, l’edificio presenta tuttora molti caratteri quattrocenteschi.

Pur non avendo mai fatto parte dei beni direttamente gestiti da Casa d’Este, Villa Mensa è collegata alla corte ducale per gli illustri personaggi che la utilizzarono come residenza da diporto per il riposo e le attività di rappresentanza, soprattutto durante la stagione primaverile ed estiva, quando le condizioni di miglior navigabilità del Po di Volano, presso cui sorge, favorivano gli spostamenti di uomini e derrate.

Furono soprattutto i vescovi della dinastia estense a rendere il Sito oggetto di significative opere di riqualificazione agricola e architettonica, elevandolo a centro con funzioni di coordinamento economico ed amministrativo dei vasti terreni circostanti che fruttavano cospicue rendite al vescovato di Ferrara.

In particolare, sotto l’amministrazione del vescovo Bartolomeo Della Rovere (1474-1494) l’intero corpo residenziale, già edificato anni prima, subì significativi accrescimenti, con la costruzione di un porticato al piano terreno e di una “sala grande” al primo. Si deve in seguito al cardinale Ippolito I d’Este il coinvolgimento di Biagio Rossetti nel cantiere di Villa Mensa, qui chiamato nell’estate del 1513.

Tra il 1559 e il 1562 il palazzo subì continue migliorie interne commissionate dal cardinale Luigi d’Este. Agli anni di Giovanni Fontana, vescovo dal 1590 al 1611, risalgono ulteriori ampliamenti di altri locali del palazzo.

Con l’incameramento di Ferrara alla Santa Sede (1598), la villa perse quella centralità politico-culturale avuta durante la signoria estense.

Nel 1868 il possesso passò al demanio nazionale e nel 1878 ai conti Scroffa di Ferrara; dopo appena dieci anni subentrarono i fratelli Navarra, che inclusero la villa nelle disponibilità della “Fondazione per l’Agricoltura”, che ancora oggi porta il loro nome.

A partire dagli anni ’40 del secolo scorso furono avviati importanti lavori di adeguamento interno, necessari prima all’attività di un orfanotrofio, poi agli usi civili di circa trenta famiglie affittuarie di mezzadri, che frazionarono il palazzo trasformandolo sensibilmente.

La recente acquisizione (2003) da parte del Comune di Copparo e della Provincia di Ferrara, ha consentito di intraprendere interventi di restauro e consolidamento.