Vitamina D, l’altra faccia della “pillola del sole” – Gli esperti in allarme: intossicazioni e calcoli renali in aumento

Gli esperti avvertono riguardo i rischi

Crescono i casi di insufficienza renale e calcoli dovuti all'uso (improprio!) di vitamina D-ferraradeltapo-unesco.it

Franco Vallesi

Settembre 30, 2025

La vitamina del sole può trasformarsi in un nemico silenzioso: ecco i rischi reali di chi esagera con gli integratori. Gli esperti avvertono: dosi eccessive possono portare a intossicazioni, calcoli renali e insufficienza.

La vitamina D, conosciuta anche come “vitamina del sole”, è diventata negli ultimi anni uno degli integratori più richiesti e utilizzati. La sua popolarità è cresciuta in particolare in Spagna, dove sempre più persone scelgono di assumerla anche senza reali indicazioni mediche. Una pratica che, secondo i medici, può avere conseguenze molto serie per la salute.

Il nefrologo Borja Quiroga, intervistato dai media iberici La Vanguardia ed El Confidencial, ha lanciato un allarme preciso: “Ho visto pazienti arrivare con i reni pieni di calcoli a causa di un consumo eccessivo di vitamina D, presa senza alcuna prescrizione”. Alcuni, ha spiegato lo specialista, hanno sviluppato addirittura intossicazioni e insufficienza renale, condizioni che possono compromettere in modo permanente la qualità della vita.

I falsi miti sugli integratori di vitamina D

L’idea che la vitamina D sia una sorta di elisir capace di proteggere da numerose malattie si è diffusa velocemente. Molti credono che possa ridurre il rischio cardiovascolare, evitare fratture, addirittura abbassare la probabilità di tumori. Ma secondo Quiroga e altri esperti si tratta di falsi miti.

Gli studi più recenti hanno dimostrato che la supplementazione di vitamina D in persone sane non produce i benefici che molti si aspettano. Per questo motivo, spiega il nefrologo, non c’è motivo di assumere integratori senza un deficit accertato. “La vitamina D va prescritta solo in casi precisi, ad esempio per pazienti con osteoporosi o malattie renali particolari. Tutto il resto è un consumo immotivato che può trasformarsi in rischio”.

Calcoli e insufficienza renale
I rischi (alti) dovuti all’abuso improprio di integratori vitaminici-ferraradeltapo-unesco.it

Non bisogna dimenticare che la vitamina D è una sostanza che il nostro corpo sa produrre naturalmente. L’immunologo Mauro Minelli, docente di Nutrizione Umana alla Lum, sottolinea come l’80% del fabbisogno quotidiano derivi dall’esposizione alla luce solare. Bastano pochi minuti al giorno con la pelle scoperta per stimolare la sintesi di questa preziosa vitamina.

Anche l’alimentazione gioca un ruolo importante. Tra i cibi più ricchi di vitamina D troviamo:

  • olio di fegato di merluzzo

  • funghi

  • uova e latte intero

  • pesci grassi come salmone, aringhe, tonno e storione

  • fegato, burro e alcune verdure a foglia verde come broccoli e cavolo nero.

Seguendo una dieta equilibrata e curando l’esposizione solare, gran parte delle persone può coprire il proprio fabbisogno senza alcun integratore.

Le dosi raccomandate dagli esperti

Quando l’integrazione si rende davvero necessaria, è fondamentale rispettare le dosi indicate dai medici. Negli adulti, la quantità giornaliera raccomandata di vitamina D varia tra 600 e 2.000 Unità Internazionali, equivalenti a 15-50 microgrammi.

Nei bambini sotto l’anno di età, per prevenire il rachitismo, si consiglia un apporto giornaliero di circa 10 microgrammi.

I livelli di vitamina D nel sangue vengono considerati normali quando sono compresi tra 30 e 100 nanogrammi per millilitro di plasma. Superare queste soglie significa esporsi a rischi importanti.

Quando la vitamina D diventa pericolosa

A differenza delle vitamine idrosolubili, che vengono eliminate facilmente attraverso le urine, la vitamina D è liposolubile: questo significa che tende ad accumularsi nei tessuti. In caso di sovradosaggio, non potendo essere smaltita, può raggiungere livelli tossici.

La Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (Siommms) indica come soglia critica concentrazioni ematiche superiori a 150 nanogrammi per millilitro.

Gli effetti collaterali del sovradosaggio sono numerosi:

  • nausea e perdita di appetito

  • sonnolenza e stanchezza eccessiva

  • diarrea e poliuria (aumento della quantità di urine)

  • ipertensione

  • formazione di calcoli renali

  • calcificazioni anomale nei tessuti

  • nei casi più gravi, insufficienza renale.

Sovrappeso, obesità e metabolismo della vitamina D

Un aspetto meno noto riguarda le persone in condizioni di sovrappeso o obesità. In questi soggetti la vitamina D tende a rimanere intrappolata nel tessuto adiposo e non riesce a trasformarsi nella sua forma biologicamente attiva.

Questo scenario può indurre i medici a valutare una supplementazione, ma sempre in modo controllato e personalizzato. “La vitamina D non fa dimagrire”, ricorda Minelli, “ma una dieta dimagrante ben strutturata contribuisce a ridurre i rischi legati a un eventuale deficit”.

L’importanza del controllo medico

Il messaggio degli specialisti è chiaro: non bisogna cadere nella trappola del “più è meglio”. L’integrazione di vitamina D può essere utile solo in casi documentati, ma diventare pericolosa se intrapresa senza motivo.

La tentazione del fai da te è forte, soprattutto in un’epoca in cui gli integratori si acquistano facilmente online o nei supermercati. Ma il consiglio degli esperti è di affidarsi sempre al medico, che attraverso esami specifici può valutare i reali livelli di vitamina D e decidere se e come integrare.

Il rischio altrimenti è trasformare un supplemento potenzialmente utile in un veleno silenzioso per reni, cuore e metabolismo.

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