Nel cuore dell’autunno cresce l’allarme per un fungo velenoso simile al galletto: già decine di intossicati solo a settembre.
La stagione dei funghi è appena iniziata e già in Toscana si moltiplicano i casi di intossicazione. Nei boschi di mezza regione, tra foglie cadute e ceppi umidi, c’è fermento tra cercatori esperti e raccoglitori occasionali. Ma tra i funghi più ricercati, come il Cantharellus cibarius — noto a tutti come “galletto” — si nasconde un sosia insidioso: l’Omphalotus olearius, conosciuto anche come fungo dell’ulivo, responsabile di una preoccupante impennata di casi di malessere.
Secondo i dati aggiornati al 25 settembre 2025 forniti dall’Usl Toscana Centro, solo nelle prime settimane di raccolta si contano 15 intossicazioni confermate, di cui almeno il 30% legate proprio al fungo dell’ulivo. Numeri che riportano la memoria al 2022, quando l’Omphalotus fu protagonista del 50% delle intossicazioni micologiche registrate.
Il sosia pericoloso: perché l’Omphalotus viene scambiato per il galletto
La colpa è tutta della somiglianza visiva: entrambi i funghi si presentano con colorazioni giallo-arancio, crescono in prossimità di alberi e ceppi, e possono trarre in inganno anche occhi non del tutto inesperti. Ma ci sono differenze ben precise che permettono di riconoscerli, a patto di osservarli con attenzione.

Il Cantharellus cibarius, commestibile e molto apprezzato in cucina, presenta pieghe irregolari sotto il cappello, mentre l’Omphalotus olearius ha lamelle ben marcate che scendono lungo tutto il gambo. Un altro indizio arriva dalla cottura: il fungo velenoso tende a diventare molto scuro una volta cucinato, a differenza del galletto che mantiene il suo colore chiaro.
Nonostante queste differenze, la confusione resta alta, anche a causa dell’eccessiva fiducia riposta in app di riconoscimento funghi, sempre più diffuse tra i raccoglitori improvvisati. Ma queste tecnologie, spiegano i micologi, non offrono alcuna garanzia di accuratezza, e possono portare a errori gravi.
Sintomi, rischi e servizi di prevenzione offerti gratuitamente dalla ASL
L’Omphalotus olearius non è tra i funghi più letali, ma può causare intossicazioni acute che lasciano il segno. I sintomi compaiono entro poche ore dall’ingestione e includono nausea intensa, vomito, crampi addominali e diarrea profusa. In alcuni casi, il recupero può richiedere diversi giorni, con forti ripercussioni sul benessere fisico e sulla capacità di alimentarsi.
I micologi della ASL mettono in guardia: “Il problema non è solo mangiare un fungo velenoso, ma non riconoscerlo in tempo, ignorare i sintomi e non rivolgersi ai medici. Molti attendono che passi da sé, peggiorando la situazione.”
Per questo motivo, l’Usl Toscana Centro invita i cittadini a non fidarsi delle app per smartphone e a usufruire del servizio micologico gratuito: basta recarsi agli sportelli appositi con i funghi raccolti e farli controllare da un esperto, che in pochi minuti può autorizzare o sconsigliare il consumo.
Anche nel 2025, questo servizio continua a essere poco conosciuto, soprattutto tra i raccoglitori occasionali. Eppure, rappresenta una risorsa preziosa per prevenire episodi gravi e, in casi estremi, evitare il ricovero ospedaliero.
L’autunno in Toscana è una stagione da vivere nei boschi, tra castagne, funghi e silenzi. Ma ogni passeggiata può trasformarsi in un rischio se non accompagnata da prudenza e conoscenza. In un’epoca in cui tutto sembra a portata di app, l’unica vera sicurezza resta il parere di un esperto.
Portare a casa un cesto pieno di funghi raccolti a mano ha un fascino innegabile, ma nessuna soddisfazione vale il rischio di finire al pronto soccorso. Rispettare la natura significa anche conoscerla a fondo — e sapere che a volte, il pericolo si nasconde sotto un bel colore arancione.