Cresce il numero di bandi pubblici che prevedono lavoro agile: ecco come riconoscerli, chi può accedervi e quali profili ne beneficiano.
Negli ultimi anni il concetto di smart working nella Pubblica Amministrazione è passato da pratica emergenziale (legata a periodi di crisi) a modello stabile per diverse categorie di lavoro. Sempre più bandi pubblici indicano espressamente la modalità di lavoro da remoto, o almeno ibrida, per ruoli amministrativi, tecnici o digitali. Se stai studiando per un concorso o vuoi entrare nella PA, è fondamentale capire quali profili ne usufruiscono, come leggere i bandi e quali strumenti servono per essere pronti.
Cos’è davvero smart working nella PA e come cambia il lavoro pubblico
Lo smart working nella Pubblica Amministrazione non significa semplicemente “lavorare da casa”, ma adottare una struttura organizzativa che combina flessibilità, strumenti digitali e monitoraggio basato su obiettivi. In questo modello, i dipendenti non sono valutati per le ore passate in ufficio, ma per i task completati, la qualità delle prestazioni e il rispetto delle scadenze. L’amministrazione deve mettere a disposizione piattaforme digitali sicure, software per la gestione documentale, sistemi di firma elettronica e infrastrutture che permettano comunicazione, collaborazione e controllo anche fuori sede. Inoltre, è essenziale che ogni accordo di smart working sia regolato tramite un patto individuale che definisca modalità, orari flessibili, giorni in presenza e da remoto, e gli obiettivi da raggiungere – nonché le modalità di verifica.

Profili, contratti e concorsi: chi può lavorare da remoto nella PA
Non tutti i ruoli istituzionali consentono di lavorare da remoto; la compatibilità dipende profilo professionale, tipo di contrattazione e natura delle mansioni. Alcuni profili per i quali molti bandi prevedono la modalità agile includono: il personale amministrativo, contabile, addetti alla comunicazione, specialisti digitali/informatici, analisti dati, risorse umane, coordinatori di progetto. Contratti a tempo indeterminato, determinate posizioni a tempo determinato o part-time e bandi che includono flessibilità sociale spesso offrono opportunità di smart working. È importante però leggere attentamente il bando: alcuni indicano “modalità agile”, “flessibilità digitale” o “attività remoto” in sezioni dedicate ai requisiti o al profilo professionale. Anche le mansioni con forte necessità di presenza fisica (sportello, tecnici sul campo, interventi diretti) sono quelle meno candidabili al lavoro remoto.
Come individuare i concorsi giusti, vantaggi e sfide del lavoro agile nella PA
Per trovare concorsi che prevedono lo smart working bisogna saper leggere il bando con attenzione: controllare se sono citati strumenti digitali (VPN, software gestionali, piattaforme comunicative), se si parla di modalità remote o ibrida, se si specificano giorni minimi in presenza. Utilizzare portali ufficiali come inPA o la Gazzetta Ufficiale è essenziale per avere informazioni certe. I vantaggi dello smart working nella PA sono molti: maggiore conciliazione vita-lavoro, riduzione dello stress da spostamento, impatto ambientale minore, inclusione per persone con disabilità o esigenze particolari, potenziale aumento della produttività. Tuttavia non mancano le sfide: serve adeguata formazione digitale, infrastrutture IT solide, chiarezza normativa e gestione trasparente degli accordi. Alcune amministrazioni potrebbero non essere pronte, o il bando potrebbe essere ambiguo, con rischi di fraintendimenti tra “modalità mista” e “remoto puro”.