Quando si parla di superstizioni emerge subito una varietà impressionante di regole non scritte. Alcune hanno radici antiche, altre nascono da aneddoti locali, ma tutte modellano azioni quotidiane: dal modo di salutare un uccello al comportamento prima di partire per un viaggio. Il pezzo che segue riepiloga credenze segnalate in Corea del Sud, Giappone, Russia, Svezia e Gran Bretagna, con riferimenti alle pratiche e a possibili origini storiche o culturali. I fatti qui riportati si basano su tradizioni documentate e su testimonianze diffuse; l’obiettivo è fotografare come le paure popolari e i simboli si traducano in norme sociali, senza giudizi di valore.
Asia: fischi di notte, scrivere in rosso e i numeri tabù in giappone
In Corea del Sud la credenza che fischiare di notte possa attirare spiriti è molto diffusa. La pratica è segnalata in racconti popolari e in consigli pratici che circolano tra residenti e turisti: dopo il tramonto molti evitano fischi e rumori forti soprattutto in aree rurali o vicino ai cimiteri. La paura è connessa a un immaginario condiviso dove il silenzio notturno favorisce l’avvicinarsi di presenze invisibili. Un corollario pratico di questa superstizione riguarda l’uso dell’inchiostro rosso per scrivere nomi: in ambienti buddisti e in usi funerari il rosso è associato a epigrafi e targhe funebri, perciò annotare il nome di una persona con questo colore è visto come gesto di cattivo auspicio, specialmente nei contesti formali.
Il Giappone mostra un’altra famiglia di credenze, basata sui suoni delle parole: il numero 4 si pronuncia shi, omofonia con morte; per questo motivo regali o set in numero quattro vengono spesso evitati. In edifici pubblici o in ospedali è comune l’assenza del quarto piano nelle indicazioni, scelta adottata per rassicurare visitatori e pazienti. Anche il numero 9, pronunciato ku e vicino al termine che significa sofferenza, è talvolta evitato nelle liste di regali o nella numerazione. Queste prudenze non sono mere eccentricità: hanno impatti pratici sulle scelte di costruzione, sugli allestimenti alberghieri e sulle convenzioni di regali aziendali, dunque costituiscono un intreccio tra lingua, cultura e pratiche commerciali.
In molte aree dell’Asia orientale i rituali di protezione si declinano in azioni della vita quotidiana — dal come si scrive un nome, al modo di salutare la notte — e spesso nascono da una sovrapposizione tra religione, superstizione popolare e norme sociali. I visitatori che pianificano un soggiorno in queste regioni trovano utile conoscere questi dettami per adattare comportamenti, evitare fraintendimenti e rispettare usi che per gli abitanti locali restano ordinarie precauzioni.
Europa e russia: valigie, ragni, tombini e il galateo per le gazze
Tra le credenze europee emergono rituali curiosi che riguardano la partenza, l’ambiente domestico e perfino gli animali urbani. In Russia esiste la figura del Domovoi, spirito protettore della casa presente nella tradizione popolare slava: secondo alcune usanze non si deve fischiare in casa perché si disturberebbe il Domovoi; se si dimentica qualcosa prima di partire, alcuni evitano di tornare indietro o, se devono farlo, seguono rituali per «tranquillizzare» lo spirito. Le pratiche possono includere sedersi sulla valigia per far credere che il viaggio non avverrà e guardarsi allo specchio prima di ripartire. Sebbene questi gesti possano apparire inconsueti, rientrano in un sistema di segni con funzione rassicurante per chi li compie.
In Svezia ci sono regole collegate ad animali e oggetti: per esempio il ragno ucciso è considerato presagio di pioggia il giorno successivo, probabilmente per l’osservazione popolare del comportamento degli aracnidi prima dei mutamenti atmosferici. Esiste poi una curiosa attenzione ai tombini, contrassegnati da lettere come “A” o “K” in alcuni centri urbani: la superstizione vuole che calpestare, o evitare, certi tombini porti fortuna o sfortuna. Le spiegazioni passano da interpretazioni etimologiche a racconti locali, e la pratica si diffonde per mero effetto di emulazione sociale.
In Gran Bretagna un rito quasi teatrale accompagna l’incontro con la gazza: tradizionalmente si rivolge un saluto formale alle gazze incontrate, con una frase rituale tipo “Good morning, Mr. Magpie. How is your lady wife today?”, considerata capace di allontanare la malasorte quando si vede una sola gazza. L’origine si lega all’osservazione che le gazze spesso si muovono in coppia; avvistarne una sola è interpretato come segno di perdita o tristezza, e il saluto funziona come gesto propiziatorio.
Queste superstizioni mostrano come elementi banali — un fischio, un tombino, un uccello — diventino segnali in una cultura. Restano fenomeni sociali, osservabili e persistenti, che influenzano comportamenti pubblici e privati. Per il viaggiatore curioso, conoscere tali credenze aiuta a decifrare gesti altrui e a evitare imbarazzi, mentre per lo studioso rappresentano materiale per indagini sull’antropologia della vita quotidiana.24