Durante il periodo in cui la famiglia d’Este reggeva le sorti del ducato di Ferrara, Tresigallo era una piccola comunità rurale della pianura orientale attraversata dal Po di Volano, formata da contadini e in modo occasionale dai nobili ferraresi proprietari di alcune possessioni, molte delle quali facenti parte dei beni fondiari di pertinenza della Mensa vescovile di Ferrara.

All’interno della tenuta chiamata ‘la Motta’, nel primo trentennio del ‘500, il nobile Alessandro Feruffino, “magnifico e generoso cavaliere” nonché capitano delle milizie del duca Alfonso I d’Este, fece costruire un complesso con residenza signorile poi denominato Palazzo Pio.

I possedimenti entrarono nelle proprietà del nobile di origini piemontesi grazie al matrimonio con Caterina Machiavelli Dalle Frutta, che ereditò le terre nel tresigallese, comprendenti appezzamenti coltivati, boschi e valli dal padre Gaspare.

Il nome del palazzo però risale al XVII sec quando la Mensa Arcivescovile, in origine titolare del bene, alla morte senza eredi dell’ultimo proprietario, conferì tutte le ricchezze al cardinale Carlo Pio, alla cui morte subentrarono nel 1689 il principe Luigi Pio e suo nipote Francesco Pio.

In seguito, la tenuta passò nelle proprietà di altre famiglie, l’ultima delle quali – quella dei fratelli Matteucci – la vendette al comune di Tresigallo.

Poco si sa della struttura cinquecentesca, pesantemente rimaneggiata nei secoli successivi, principalmente per adattarla all’uso che di volta in volta veniva fatto del complesso. Da residenza di villeggiatura signorile, da cui partire per battute di caccia nei boschi circostanti ad azienda agricola, da foresteria a mulino (demolito nel 1895) a magazzino.

Come dimostrano le tracce di tamponamento di gran parte delle finestre nei prospetti e l’abbattimento del lungo porticato colonnato che, al piano terra, separava l’entrata principale dall’antistante cortile, la struttura ha subito cambiamenti significativi nel corso del tempo.
La torre che si erge su un lato del fabbricato assolveva compiti di presidio e tutela dell’adiacente residenza e delle sue pertinenze (stalle e scuderie, forno e fienili, botteghe, abitazioni dei fattori e dei braccianti, una peschiera e la ghiacciaia).

Nel suo testo sulle Delizie, Ugo Malagù riferiva di “lembi di ornato affrescati” visti di persona negli anni ’40 del secolo scorso, sia nelle strutture murarie che nei soffitti lignei.

Dal 2009 lo storico edificio è di proprietà del Comune di Tresigallo.